Skip to content Skip to footer

Il cloud c’è.

Ora occorre un marketplace per evitare "l'obsolescenza programmata" degli accordi quadro

Tra le diverse iniziative con cui l’anno scorso Dedagroup Public Services ha preso parte a Forum PA, c’era anche l’organizzazione di un tavolo di lavoro dedicato al tema “Il cloud per gli Enti italiani: si può fare!”.

Il tema al centro del tavolo riguardava la necessità di invitare le PA a cogliere le opportunità offerte dal cloud e dalle soluzioni As a Service per avviare una trasformazione dei processi e degli strumenti di produttività delle Amministrazioni, con l’obiettivo di migliorare i servizi ai cittadini.

Quest’anno Dedagroup Public Services è tornata ancora una volta a parlare di cloud a Forum PA con un tavolo di lavoro in cui continuare il percorso avviato l’anno scorso, raccogliere le attuali esperienze attorno alle soluzioni As a Service, condividere nuove idee con cui diffondere questo nuovo paradigma.

Le città sono la frontiera del cambiamento

Durante i lavori del tavolo abbiamo verificato ancora una volta il ruolo delle città come early adopter delle innovazioni sotto la spinta di cittadini e imprese sempre più digitali.

Gli Enti Locali sono pronti a scommettere sul SaaS per semplificare i processi, ottenere risparmi, sopperire alla mancanza di competenze IT e digitali, far evolvere la propria offerta di servizi ai cittadini e alle imprese del territorio.

Tutti gli Enti Locali seduti al tavolo utilizzano una o più soluzioni SaaS, in particolare per i servizi di posta e di collaboration, per la gestione delle paghe, dell’albo fornitori, dei servizi cimiteriali e dei servizi sociali.

In alcuni casi, come accade nell’esperienza del Comune di Cesena, il SaaS è stato uno degli elementi chiave con cui accelerare il passaggio ad ANPR e l’adeguamento a quelle “autostrade di semplificazione” che sono le grandi infrastrutture immateriali contenute nel Piano Triennale.

Dal punto di vista dei servizi di Infrastructure as a Service, sono emersi punti di vista diversi: da un lato lo IaaS è visto come una opportunità con cui l’Ente può liberare capitale umano, dall’altro lato, però, uno IaaS non completato da applicazioni As a Service rischia di rappresentare un costo ancora troppo elevato rispetto alle potenzialità che offre.

Infine, lo IaaS è percepito come un’opportunità per razionalizzare i data center degli Enti e farli funzionare – in un’ottica federata – come una sorta di Polo Strategico Locale.

Uno sguardo trasversale riguarda il percepito del cloud rispetto ai temi della sicurezza o della privacy dei dati in seguito ai numerosi adempimenti normativi, GDPR in testa. Pertanto, occorre informare e rassicurare gli Enti rispetto a questi temi, sottolineando come proprio il cloud consenta di essere costantemente compliant alle normative, grazie alle certificazioni che i Cloud Service Provider garantiscono.

A questo proposito giocano un ruolo importante le circolari AgID “Criteri per la qualificazione di servizi SaaS per il Cloud della PA” e “Criteri per la qualificazione dei Cloud Service Provider per la PA” di recente pubblicazione sulla gazzetta ufficiale, che fissano i criteri per la qualificazione di servizi SaaS per il Cloud della PA e i criteri per la qualificazione dei Cloud Service Provider per la PA.

Le circolari indicano requisiti minimi di sicurezza, organizzativi, di interoperabilità, di performance, scalabilità e di compliance legale che devono essere garantiti dai fornitori di soluzioni SaaS.

La governance è al centro del lavoro delle Pubbliche Amministrazioni Centrali

Sul fronte del design dei servizi pubblici, il cloud e le soluzioni SaaS possono essere perno per la diffusione di una cultura nell’ambito della quale le PA stesse cambiano pelle e cominciano a leggersi come organizzazioni create per costruire e erogare servizi digitali alla comunità.

Al tempo stesso, tali strumenti possono essere leva per spingere le PA a rivedere i propri modelli di procurement, razionalizzandoli e innovandoli.

Un anno di Piano Triennale: cosa è cambiato in meglio

Il Piano Triennale è senz’altro un tassello fondamentale della strategia evolutiva delle PA: ci aiuta a realizzare la trasformazione digitale delle Amministrazioni perché propone una visione strategica ben definita, declinata in obiettivi e in progetti da realizzare, aggiungendo una roadmap e delle milestone con cui misurarne nel tempo la piena realizzazione.

Dobbiamo augurarci che la legislatura che verrà vorrà continuare a lavorare in questa direzione. Anche sul fronte del procurement è stato fatto molto: un anno fa parlavamo a Forum PA della necessità di passare dalla logica degli Accordi Quadro ad un Marketplace di soluzioni As a Service, ready to use, di cui sia certificata la compatibilità.

Quest’anno abbiamo potuto toccare con mano le esperienze SaaS già operative presso numerosi Enti Locali e la piena consapevolezza degli Entri Centrali riguardo la necessità di cambiare i modelli di procurement.

Un anno di Piano Triennale: cosa c’è ancora da fare

Il ruolo degli Enti Centrali

Dare piena attuazione alle strategie delineate nel Piano Triennale ci sembra la strada corretta da percorrere: occorre far sì che la sua implementazione diventi progetto concreto – dal centro alla periferia – per il cambiamento delle modalità con cui le PA costruiscono e erogano servizi ai cittadini.

Mantenere una governance chiara e innovare il procurement sono due elementi essenziali di questa evoluzione.

Occorre passare dai grandi contratti contenitori a un modello di design dei servizi pubblici basato sulla definizione degli obiettivi e la progettazione di soluzioni: soluzioni As a Service, interoperabili, facilmente fruibili e integrabili con altri sistemi. E, in termini di procurement, questo modello necessita l’adozione del concetto di marketplace.

La potenza trasformativa delle città e delle Regioni

In tale scenario, i Comuni diventano l’end-point che mette in comunicazione i cittadini e le PA, agendo in un territorio che diventa punto di contatto di questa trasformazione e in cui le soluzioni As a Service sono le piattaforme abilitanti per la semplificazione e la standardizzazione dei procedimenti e il miglioramento dei servizi.

Riteniamo che – definita la regia centrale – le città possano e debbano avere un ruolo cruciale in questo percorso: sono loro la frontiera dell’innovazione delle PA e il vero front-end delsistema operativo del Paese.

Per questo, le città possono dare un contributo significativo alla digitalizzazione dei processi e dei servizi e il progetto io.italia.it, recentemente lanciato da Diego Piacentini, sottolinea l’importanza di questo percorso e delinea gli sviluppi futuri.

Nella diffusione del cambiamento dal centro alla periferia anche le Regioni avranno un ruolo importante, candidandosi a diventare Poli Strategici Nazionali e luoghi di condivisione delle best practice per la standardizzazione dei processi e dei sistemi, soprattutto per gli ambiti per i quali le regioni hanno potestà normativa come nel caso della relazione con le imprese, della gestione del territorio, dei trasporti e della sanità.

Il ruolo delle imprese

Un modello di marketplace come quello tracciato prima può favorire l’eccellenza italiana. La nostra capacità sartoriale, e la conoscenza approfondita del contesto, ci consentono di sviluppare soluzioni di elevata qualità, con cui aiutiamo le città a migliorare i propri servizi, anche attraverso l’adozione di un modello basato sui dati e sulla conoscenza delle reali esigenze della comunità. L’amministrazione Locale diventa perno di un territorio che elimina la burocrazia attraverso la raccolta e l’analisi dei dati: un patrimonio di conoscenze con cui disegna e offre servizi online che migliorano e semplificano la vita dei cittadini.

Fabio Meloni

CEO Deda Next

PNRR E SANITÀ DIGITALE

Partire dall'integrazione efficace di dati e piattaforme

Il nostro approccio per la digitalizzazione della sanità e le esperienze di cambiamento realizzato di APSS Trento, ASL CN2 Alba Bra e Regione Puglia