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Partire dai dati per riformare il territorio: dalla digitalizzazione della Pa al rilancio del Paese

Il PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza) segna la strada verso la creazione di un Paese più digitalizzato, innovativo, inclusivo, attento all'ambiente e alle esigenze dei territori

di Fabio Meloni

(AdobeStock)

4' di lettura

Il PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza) segna la strada verso la creazione di un Paese più digitalizzato, innovativo, inclusivo, attento all'ambiente e alle esigenze dei territori. In questo percorso di profondo cambiamento, la Pubblica Amministrazione gioca un ruolo fondamentale. Quella della PA, infatti, è una riforma trasversale a tutto il Piano, poiché interessa i grandi enti centrali così come i piccoli comuni, con un impatto che riguarda l'intera popolazione e che influisce quindi in generale sul clima economico e culturale del Paese. Per realizzarla è dunque necessario partire dai veri beneficiari di questa transizione – cittadini ed imprese – disegnando servizi pensati sulle loro reali esigenze, che siano sostenibili per la comunità e capaci di realizzare inclusione. Un percorso che deve fondarsi su una conoscenza profonda e capillare del territorio.

Niente di nuovo, in fin dei conti: costruire i propri servizi sulle reali necessità degli utenti finali, cioè i cittadini, è da sempre la missione ultima della Pubblica Amministrazione. Il PNRR, però, convoglia risorse e sforzi su un elemento che rende questo obiettivo, per la prima volta, raggiungibile in modo pervasivo: la digitalizzazione. È, infatti, grazie al digitale, e ancora di più grazie al governo del dato che questo abilita, che possiamo conoscere in modo approfondito l'ambiente in cui operiamo, misurando gli impatti di riforme e politiche. I dati, la loro aggregazione da fonti eterogenee apparentemente non correlate e la capacità di creare relazione e interazione tra essi, sono il fattore chiave indispensabile per fare sì che le Pubbliche Amministrazioni prendano decisioni i cui effetti siano misurabili e condivisi.

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Ed è proprio qui che l'approccio adottato e le scelte tecnologiche fatte giocano un ruolo determinante. La capacità di gestire il dato si fonda, infatti, su tre principali pilastri: da un lato le tecnologie per la raccolta e l'analisi, dall'altro le metodologie da seguire per far sì che i dati siano aperti, facilmente accessibili e leggibili da software. A questo si aggiunge la capacità di interpretare e quindi usare i dati per sviluppare nuovi servizi che rappresentino un valore non solo per chi li eroga ma anche per chi ne fruisce.

In questo contesto diventa imprescindibile l'adozione di una nuova cultura di condivisione del dato. La quantità di dati generati da un territorio, o meglio dalle tante realtà pubbliche e private che lo compongono, infatti, è immensa. Spesso, però, la loro qualità e la mancanza di una visione d'insieme li rende molto meno utili di quello che potrebbero essere. Una criticità che può essere sciolta solo grazie alla costruzione di basi dati centralizzate e interoperabili, con informazioni certificate e geolocalizzate, che abilitino una conoscenza approfondita e condivisa tanto dei territori quanto dei suoi abitanti.

Per le persone, la creazione di piattaforme di questo genere ha come effetto diretto la realizzazione di servizi nuovi e più efficienti, che seguono il principio “once only”. I cittadini (ma anche le imprese) non dovranno più fornire informazioni già in possesso della Pubblica Amministrazione, di qualunque ente si tratti. Il record dei rapporti tra cittadino e PA avverrà una sola volta e per sempre perché, una volta registrato, il dato resterà a disposizione ovunque e in modo permanente. Non sarà quindi mai necessario richiederne la duplicazione. Si uscirà così, finalmente, dalla logica a silos con cui è stata organizzata finora la gestione di dati e documenti da parte della PA e si lavorerà per sostituirla con una logica di processo. Un vantaggio notevole in termini di semplificazione dell'esperienza utente e dei processi amministrativi.

Per gli enti locali piattaforme così gestite consentono di partire veramente dal territorio, mappare controllare e preservare l'ambiente, indirizzando in modo efficace le politiche realizzate. Le informazioni amministrative – come la richiesta di autorizzazione per costruire un edificio o un impianto – aggregate ai dati territoriali e interpretate grazie a tecnologie avanzate come IoT, intelligenza artificiale e big data analytics, consentono per esempio di valutare le conseguenze legate alla realizzazione delle opere, prevenendone la costruzione in territori a rischio.

Ma non solo. Prevedere l'impatto di un'infrastruttura su un territorio significa anche velocizzare i processi decisionali. Gli impianti della rete elettrica, della rete idrica, delle reti di telecomunicazioni o del sistema viario hanno effetti importanti dal punto di vista ambientale e attraversano più comuni e province. Quasi sempre è necessario un tavolo di concertazione tra l'amministrazione centrale, gli enti comunali e le imprese concessionarie per autorizzarne la realizzazione. I modelli di realtà virtuale e aumentata, uniti alle piattaforme dati, vengono in aiuto in tal senso, offrendo ai decisori coinvolti la corretta percezione dell'impatto che una nuova infrastruttura può avere sul territorio. Questo permette di comprendere in tempo reale l'effettiva fattibilità di un progetto o di valutarne eventuali modifiche, costruendo più facilmente consenso su un grande intervento.

Mappare il territorio significa anche, grazie all'IoT, essere in grado di calcolare o prevedere il fabbisogno energetico degli impianti e degli edifici, valutandone quindi le conseguenze a livello di inquinamento. Significa misurare le emissioni dei mezzi pubblici e privati per mettere in atto politiche mirate che indirizzino il sistema delle autorizzazioni, premiando la realizzazione di infrastrutture meno inquinanti e che ottimizzino il consumo energetico. Significa progettare un'intermodalità dei mezzi di trasporto per abilitare una mobilità più sostenibile. L'utilizzo di particolari algoritmi consente inoltre di misurare l'indice di prossimità rispetto al modello della città in 15 minuti – vero esempio di centro urbano sostenibile – visualizzando quanto si è lontani o vicini a quel paradigma. Queste tecnologie possono quindi supportare con evidenze misurabili le amministrazioni cittadine nell'indirizzare le scelte politiche per la realizzazione di città più verdi e a misura di cittadino.

Partire dai dati, dunque, è la chiave per riformare il territorio nel suo complesso, semplificando e rendendo più facilmente accessibili i servizi, costruendo le infrastrutture in un'ottica di efficienza e di sostenibilità, incoraggiando la mobilità green. Un passo fondamentale per dare nuovo slancio alla crescita del Paese.

Amministratore delegato di Dedagroup Public Services

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