ServizioContenuto basato su fatti, osservati e verificati dal reporter in modo diretto o riportati da fonti verificate e attendibili.Scopri di piùInterventi

Dopo il PNRR: il futuro della PA inizia nel 2026

Come cambierà l'azione delle amministrazioni dopo il completamento di quanto indicato sul Piano nazionale di ripresa e resilienza in tema di digitalizzazione. I Comuni sono protagonisti del cambiamento e le best practice diventeranno lo standard.

di Fabio Meloni

(RafMaster - stock.adobe.com)

5' di lettura

Come sarà la Pubblica Amministrazione del futuro? Questa è una domanda che gli addetti ai lavori si sono posti già molto tempo fa. Sono ormai passati già sei anni – e nell'era del digitale sono tanti – da quando il primo Piano Triennale AgID ha tracciato la strada da percorrere, immaginando che i servizi pubblici, un domani, sarebbero stati cloud first, che le banche dati sarebbero state interoperabili, e che i cittadini avrebbero potuto godere di una user experience digitale modellata sulle loro nuove esigenze. La via era già delineata e man mano si è lavorato per darle maggiore concretezza e definizione, ma mancavano ancora le condizioni per fare sì che questi concetti diventassero realtà. Ora non è più così, e la differenza tra allora e oggi è il PNRR.

La forza del PNRR e il ruolo centrale dei Comuni

Anche se avevamo a disposizione un modello chiaro e coerente per la digitalizzazione della PA, fino al 2021 c'erano ancora limiti importanti per poterlo attuare veramente: poche risorse, la difficoltà di impostare una regia ed un coordinamento efficaci tra i diversi livelli di amministrazione e nel rispetto delle autonomie locali e, soprattutto, la mancanza di un piano operativo. Il PNRR ha il grande merito di aver superato questi ostacoli, rendendo disponibili importanti finanziamenti, identificando chiaramente le piattaforme abilitanti e definendo un piano ambizioso con scadenze cogenti. Non solo, il Piano riconosce ai Comuni un ruolo centrale per realizzare la digitalizzazione della PA. Sono loro il front end verso i cittadini e le imprese e loro che, attuando i progetti previsti dal PNRR, fanno accadere la trasformazione. E gli enti locali, finora, stanno rispondendo bene e interpretando il ruolo come richiesto, come dimostrano i numeri: ad oggi, il 96% dei comuni ha ottenuto un finanziamento sulla base dei decreti pubblicati.

Loading...

Cloud, interoperabilità e user experience: i capisaldi della digitalizzazione

I cardini su cui deve basarsi la digitalizzazione della PA sono tre. Innanzitutto, la scelta del cloud per tutte le amministrazioni: un punto di partenza necessario per la costruzione della società digitale. In secondo luogo, le piattaforme abilitanti. La Piattaforma Digitale Nazionale dei Dati, fondamentale per realizzare finalmente l’interoperabilità delle banche dati, l'App IO e la Piattaforma delle Notifiche Digitali, che mettono finalmente la PA in condizione di rovesciare l’impostazione: non è più il cittadino ad inseguire servizi e scadenze, ma è l'amministrazione che, facendo leva sulle informazioni di cui già dispone, fa un passo verso il cittadino.

Infine, la nuova user experience che, insieme a SPID/CIE per l'autenticazione e a pagoPA per i pagamenti, dà uniformità al modo in cui la Pubblica Amministrazione si rapporta con i cittadini. Su tutti questi aspetti, i dati mostrano un quadro decisamente incoraggiante. Dei 7.667 Comuni che finora hanno ricevuto un finanziamento nell'ambito del PNRR, 5.113 lo hanno ottenuto per la migrazione al cloud. Al tempo stesso, nel 2022 il numero di servizi pubblici presenti sull'App IO ha visto una crescita del 122% rispetto all'anno precedente, per un totale complessivo di oltre 170.000 servizi a disposizione dei cittadini. Cittadini che, infatti, utilizzano sempre più queste nuove funzionalità, grazie ad una crescente diffusione dell'identità digitale che ora è nelle mani del 63% della popolazione italiana maggiorenne. Una situazione positiva, quindi, ma la partita è tutt'altro che conclusa, perché per realizzare PA del futuro la digitalizzazione deve essere davvero pervasiva.

Dopo il 2026: la PA di domani

Immaginiamo, dunque, di essere nel 2026 e di aver realizzato il back end dei processi amministrativi, completamente paperless, garantendo la continuità del flusso di lavorazione e approvazione documentale; immaginiamo che un cittadino non debba più rincorrere le pratiche da un ufficio all'altro e che abbia visibilità di tutte le sue interazioni con la PA; immaginiamo di avere a disposizione un'enorme quantità di dati certificati e georeferenziati. Questo modello di Amministrazione Digitale è abilitante non solo per la costruzione di una società più efficiente, ma anche per la realizzazione di una società più sostenibile. Grazie alla digitalizzazione della PA, sarà infatti possibile ottenere amplissime basi dati capaci di descrivere i territori e le città. E, nelle mani dei decisori, questi dati potranno trasformarsi in azioni.

Partendo dalle informazioni a loro disposizione, le amministrazioni potranno disegnare politiche efficaci per rispondere ai temi che affliggono i territori, a partire dall'emergenza climatica.Grazie ai dati, per esempio, sarà possibile mappare il fabbisogno energetico di una determinata area o valutare il potenziale inquinante di un nuovo edificio o impianto, o di nuovi mezzi di trasporto. E, quindi, le amministrazioni potranno mettere in campo azioni di protezione nei confronti dell'ecosistema, promuovendo l'ottimizzazione dei consumi energetici, oggi cruciali, ma anche migliori politiche di intermodalità e sostenibilità di trasporti, monitorando nel tempo il loro avanzamento rispetto agli obiettivi che si sono date.Anticipando il futuro, verso il welfare push

La realizzazione di questo modello è, già oggi, realtà, ma solo in pochi Comuni, quelli che fanno parte di iniziative pilota. Un esempio sono i progetti europei Air Break e USAGE, che stanno trasformando Ferrara in una città del futuro. Grazie al monitoraggio della qualità dell'aria, queste iniziative consentono all'amministrazione comunale di ridurre l'inquinamento atmosferico in misura sensibile in alcune aree della città e di avviare azioni efficaci per l'adattamento e la mitigazione ai cambiamenti climatici. Una volta avvenuta la trasformazione digitale, tutte le città italiane avranno gli strumenti necessari ad attuare gli stessi progetti e le stesse politiche.

Liberando la disponibilità di immensi giacimenti di dati, le amministrazioni potranno infatti mettere in campo iniziative puntuali per rispondere alle esigenze di cittadini e territorio. E addirittura anticiparle, secondo un modello di welfare push che, in un futuro non troppo lontano, potrebbe consentire agli enti locali e previdenziali - in possesso di dati integrati sui residenti - di targettizzare le politiche sociali e notificare la disponibilità di sostegni e sovvenzioni ai cittadini aventi diritto, ancora prima che siano questi a richiederli.

Per non sprecare l'occasione

Non è la descrizione di un sogno: sono esempi di un futuro a portata di mano. Per fare sì che questo si avveri, però, è importante tenere a mente tre fattori chiave. Innanzitutto, ancora una volta, il cloud, che non deve essere visto solo come un upgrade infrastrutturale, ma come una piattaforma per nuovi servizi completamente digitali, resi disponibili in modalità software as a service. In secondo luogo, diventa necessario realizzare un vero archivio digitale e costruire processi di information management, in modo che l'interoperabilità delle informazioni renda possibile la creazione di basi di dati centralizzati e certificati, secondo il paradigma “single source of truth”.Infine, il fattore tempo. C ’è un piano e ci sono le risorse, ma ci sono anche scadenze davvero ravvicinate. È necessario attivare i progetti e implementare procedure di procurement efficaci in modo che i fornitori possano essere ingaggiati rapidamente.I tradizionali tempi di avvio e di aggiudicazione delle procedure di gara, possono essere un elemento critico per la realizzazione del PNRR. Molto può essere fatto in termini di semplificazione delle procedure e di focalizzazione delle Centrali di Acquisto.
*Fabio Meloni – Chief Executive Officer Deda Next

Riproduzione riservata ©
Loading...

Brand connect

Loading...

Newsletter

Notizie e approfondimenti sugli avvenimenti politici, economici e finanziari.

Iscriviti